UN WELFARE CAPACE DI GENERARE, SUPERANDO LA LOGICA ASSISTENZIALE

Sulle colonne di Dai Nostri Quartieri negli ultimi due anni abbiamo trattato diversi casi ed argomenti legati al superamento della logica assistenzialista del nostro welfare che rende i destinatari dei servizi cittadini passivi. Occorre passare ad una logica attiva di corresponsabilità, di compartecipazione e di collaborazione dove ogni singola persona aiutata viene vista come portatrice di potenzialità, di abilità e di risorse. Mi ricordo del caso dell’imprenditore del lago d’Orta che anziché mettere in cassa integrazione alcuni propri operai, li ha messi a disposizione del comune per imbiancare alcune scuole del territorio; dello studio a Genova per verificare la fattibilità di utilizzo di lavoratori in cassa integrazione e mobilità per svolgere per il Comune servizi socialmente utili per garantire un reddito sufficiente; dei 55 comuni del leccese che hanno aderito al protocollo sperimentale “lavoro minimo di cittadinanza” sottoscritto dalla regione Puglia con le organizzazioni sindacali che prevede l’impegno a promuovere progetti atti a ricollocare quanti usufruiscono degli ammortizzatori sociali per attività e servizi di pubblica utilità; ecc…Ebbene quelle esperienze, quelle intuizioni si stanno sviluppando a macchia di leopardo in tutto il territorio nazionale. Si tratta di piccole idee e buone prassi, che non rappresentano la soluzione alla disoccupazione, ma sono una prima reale risposta di politiche attive per il lavoro, servono a rendere dinamico il mercato del lavoro partendo dal basso. Su questo filone di pensiero il Comune di Milano ha attuato la prima esperienza in Italia deliberando il “Patto per il riscatto sociale” finalizzato all’uscita dalla condizione di disagio economico e della povertà. Infatti il Comune erogherà contributi di integrazione al reddito a persone disoccupate, in cambio dell’impegno da parte dei beneficiari a seguire un programma di interventi  di inclusione sociale attiva per sei mesi attraverso borse di studio, percorsi formativi, azioni di volontariato e partecipazioni a laboratori occupazionali. Il contributo di 1200 euro sarà assegnato in due trance a coloro che residenti da più di un anno in città possiedono una ISEE inferiore ai 6000 euro e si potranno così aiutare circa 2.000 famiglie, con un riscontro e verifica diretta di quanti partecipano al Patto. Il bando è stato particolarmente apprezzato e in pochi giorni si è esaurita la capienza. Già da diverse settimane abbiamo potuto assistere all’istituzione di gruppi anti degrado destinati alla cura del verde e della pulizia dei quartieri con l’impiego di 50 disoccupati attraverso l’utilizzo di borse di lavoro. Ecco un esempio pratico per passare da una logica assistenziale ad un sistema che mette al centro la promozione della persona, dove ogni persona viene responsabilizzata, coinvolta e compartecipa ad un’iniziativa a beneficio proprio  e della comunità. Ogni aiuto che valorizza le capacità della persona “aiutata” è anche moltiplicatore di valori e non è mortificante, perché si passa dai diritti soltanto individuali a diritti realmente sociali. Tutti possono farlo, non solo i motivati, e i volontari, ma tutti gli “aiutati”, trasformando gli ammortizzatori sociali, i sussidi, i trasferimenti monetari in altrettanto lavoro  e rendimento sociale, permettendo di uscire dalla soggezione psicologica nella quale sono costretti  a vivere.