IL DONO DELLA FECONDITA’, DUE TESTIMONIANZE

Una maternità e paternità tanto cercato.
Il dono della fecondità: ecco le due testimonianze che Matteo e Lucia, marito e moglie, condividono con questi contributi.

Testimonianza della madre.
La Fecondità: dagli interventi medicalizzati alla scoperta di se stessi per imparare ad accogliere un dono

Vorrei iniziare questa testimonianza premettendo che siamo genitori di uno splendido bambino  venuto alla luce ad Ottobre 2014. Il nostro bimbo  ha dato un nuovo significato alla nostra vita e anche alla nostra storia d’amore. Ho accettato con entusiasmo l’invito di Carla Rossi, che mi ha chiesto di scrivere  la testimonianza sulla nostra storia. In realtà con il nostro racconto vorremmo essere utili a tante altre coppie che stanno vivendo il desiderio di diventare genitori,  ma che a quanto pare per la medicina  sono  troppo vecchie per poter  procreare naturalmente. Io e mio marito ci siamo conosciuti  cinque anni fa e  ci siamo sposati quarantenni nel 2012, e subito dopo abbiamo iniziato a cercare il nostro bambino. Non eravamo più giovanissimi e pertanto non dovevamo perdere tempo o meglio questo era il mio pensiero, perché mio marito molto più cautamente diceva che non dovevamo correre e che dovevamo solo starcene tranquilli. Dopo pochi mesi ho fatto una visita ginecologica  e la dott.ssa mi ha prescritto una serie di esami per me e per mio marito per capire se era tutto a posto. I miei esami comprendevano FSH e ormone antimurelliano che  ci avrebbero permesso di capire se avevo una riserva ovarica adeguata. Mio marito si è rifiutato di fare il suo spermiogramma, mentre io mi sono precipitata a fare tutti gli esami. Ritirai l’esito degli esami e per me fu una doccia fredda: il valore antimurreliano era al di sotto del minimo, l’FSH era quasi da menopausa. Non mi capacitavo di tale esito, in considerazione del fatto che sei mesi prima era tutto nei parametri.  la ginecologa  mi disse che la questione era molto seria e che dovevamo vederci subito.  La mattina dopo io e mio marito eravamo nel suo studio e lei dopo averci detto che le possibilità per noi erano veramente scarse, ci consigliò di rivolgerci alquanto velocemente ad un centro per la fecondazione assistita e suggerì un centro privato. Siamo usciti dallo studio medico attoniti quasi annientati; mio marito la mattina seguente fece il suo esame e neanche quello prometteva bene. Da conoscenti abbiamo ottenuto il nominativo di un altro ginecologo esperto di fertilità. Dopo un consulto quest’ultimo, con pacatezza e devo dire anche con delicatezza, ci disse che non vedeva una situazione cosi catastrofica, ma considerando la nostra età ci suggerì di procedere con  delle inseminazioni su ciclo spontaneo, un forma di fecondazione assistita, ma di primo livello. Io però ero confusa:  gli esami erano catastrofici e un medico mi aveva detto che non c’erano possibilità, un altro mi aveva detto che la che situazione era nella norma. A quel punto ho effettuato un altro consulto con un altro medico esperto nel settore. Quest’ultimo mi  proponeva di fare una  fecondazione assistita di ultimo livello perché le probabilità erano veramente scarse sulla base dei valori dei miei esami.…..Dopo qualche valutazione abbiamo iniziato a fare dei tentavi di  inseminazione come ci aveva consigliato il secondo ginecologo e dopo due  tentativi ero finalmente incinta. Dopo 6 settimane però la gravidanza non è proseguita. A quel punto dopo un periodo di pausa ho re-iniziato con i tentativi di inseminazioni su ciclo spontaneo senza però alcun risultato. Prima di arrenderci con mio marito abbiamo deciso che dovevamo almeno provare una fecondazione di più alto livello proposta dal terzo ginecologo. Una sera mentre uscivamo dalla chiesa di san Luca Evangelista mio marito si è fermato a leggere gli annunci della bacheca. Mi disse che sulla bacheca aveva letto che al consultorio si teneva un corso sui Metodi Naturali di Regolazione della Fertilità e mi chiese di andarci. Mi sono arrabbiata con lui,  non avevamo ottenuto i risultati con l’aiuto della medicina e lui mi proponeva  i metodo naturali?  Poi però ci ho ripensato e cosi abbiamo frequentato il corso. Devo dire che ho imparato molte cose che non conoscevo: la temperatura basale, l’osservanza del muco. A fine corso ci è stato detto che se volevamo approfondire l’utilizzo di questi metodi di richiederlo  e cosi abbiamo fatto. Abbiamo quindi fatto un incontro di approfondimento con Carla Rossi che, con estrema disponibilità, ci ha insegnato come e quando  misurare la temperatura, come compilare la tabella e come interpretarla. Dopo aver ascoltato la nostra storia, ci suggerì di iniziare subito e cosi abbiamo fatto. Dopo qualche mese e dopo aver applicato le regole che ci sono state insegnate, sono rimasta incinta. La nostra è stata una vicenda con un epilogo positivo, però oggi mi chiedo: perché nei due ospedali dove ci siamo rivolti, i reparti della fertilità erano cosi pieni di coppie e al corso sui metodi naturali eravamo giusto quattro coppie?

La testimonianza del papà

Mancavano poche ore al primo prelievo di sangue presso l’ospedale necessario per avviare la procedura che avrebbe portato nel giro di pochi giorni alla fecondazione assistita. Mi giravo nel letto pensando a come tale soluzione non mi piacesse quando suonò la sveglia. Da pochi giorni eravamo rientrati da una mini vacanza a casa dei miei genitori. Sentii mia moglie alzarsi ed andare in bagno per prepararsi agli esami mattutini. Solo un fugace dubbio mi attraversò la mente in quei pochi istanti silenziosi e forse, ma non sono sicuro, pregai. La sentii rientrare in camera e ansimando mi chiamò:  guarda. Mi pose lo stick davanti agli occhi e si mise a piangere. Nella luce fioca della lampada da comodino quella specie di termometro segnava la scritta Incinta. Pensai che quel giorno si compì una grazia.Era passata da qualche giorno l’Epifania e stavolta iniziammo a frequentare i medici con uno spirito completamente diverso. Il Dono che ci arrivò iniziava a svilupparsi e la nostra preoccupazione più grande riguardava la sua regolare crescita. L’animo era leggero pur nelle preoccupazioni dell’evoluzione, ma lontane sembravano le ombre che periodicamente mi turbavano nei mesi precedenti. Fin da prima del matrimonio, avvenuto nel 2012, avevamo condiviso che ci sarebbe piaciuta una famiglia allargata ai figli. Personalmente non avevo dato troppo peso alle discussioni con mia moglie intorno alle difficoltà ad avere figli in età avanzata pensando che il fenomeno non ci riguardasse, o meglio, non mi riguardasse. La mia era una impostazione fatalista di quello che doveva accadere ed in questo modo vivevo anche l’attesa per l’arrivo di un bambino. Sinceramente all’inizio non ci impegnammo in modo consapevole ad allargare la famiglia. Complice anche l’inesperienza della vita di coppia e delle dinamiche fisiche che regolavano i nostri rapporti, passò qualche mese senza l’esito sperato. Mia moglie delicatamente mi introdusse ben presto in un mondo a me sconosciuto fatto di ginecologi, laboratori e ospedali. L’inizio si manifestò con una visita presso una ginecologa privata che dopo alcuni esami sentenziò per noi una pressoché impossibilità a concepire in modo naturale. La ricetta fu di iniziare una procedura che avrebbe portato ad una fecondazione assistita. Mai avevo approfondito il tema che anzi non mi apparteneva e che avevo sempre visto quanto meno con sospetto. La sola spiegazione che diede la ginecologa sulla procedura operativa da seguire fatta di iniezioni ripetute nella pancia, terapie ormonali, prelievi di uova, embrioni, sopravvivenza di embrioni, impianto in utero ed altre tecnicalità collegate ci fece star male per diversi giorni. Decidemmo di rivolgerci alla sanità pubblica, quanto meno per toglierci il dubbio di una speculazione economica sui risultati degli esami che ci riguardavano. Ci affidammo ad un medico esperto nel settore attivo presso un centro per i disturbi della fertilità. Con professionalità ci accompagnò nel percorso illustrandoci le tappe che avremmo dovuto affrontare. I mesi successivi furono costellati da visite settimanali presso l’ospedale per la verifica dell’ovulazione intervallate da interventi per l’inseminazione artificiale. Il medico riteneva che tale tipologia di intervento fosse il più idoneo per la nostra situazione. Nell’arco dei 10/12 mesi ci sottoponemmo a 3 o forse 4 cicli di cui alcuni su ciclo spontaneo ed almeno 2 con stimolazione. I termini medici che sto usando sono sicuramente errati, ma non ho approfondito la materia. Ogni ciclo di tentativi era costellato da speranze ma anche da forte delusione. Da una parte per la mancanza di risultati e dall’altra per la tristezza della procedura operativa che non piaceva a nessuno dei due. Solo un volta ci fu un inizio di gravidanza che durò 6 settimane e che terminò con un aborto spontaneo. Riprendersi fu ulteriormente più difficile e la stabilità emotiva e le forze fisiche cominciavano a traballare per entrambi. Ad ottobre/novembre decidemmo di concederci una pausa dalle attività mediche fino al termine delle vacanze di Natale ripromettendoci di riprendere questa volta direttamente con una fecondazione assistita presso un altro ospedale. In realtà tale decisione era già stata presa anche mesi prima quando il giorno stesso in cui ci saremmo dovuti sottoporre al primo prelievo presso il nuovo ospedale per iniziare la Fecondazione Medicalmente Assistita, mia moglie scopri di essere incinta per la prima volta ed abbandonammo tale decisione. Pur essendo stati seguiti con professionalità dal medico pensavamo che cambiando ospedale e tipologia di fecondazione forse poteva servire allo scopo. Nelle settimane di stacco da medici e ospedali mi capitò di ritirare, durante la S. Messa a San Luca Evangelista, il Notiziario settimanale che dava comunicazione dell’avvio del corso di tre incontri dal titolo Imparare ad Amare l’Amore, per conoscere la Fertilità della Coppia presso il Consultorio Guzzetti di via Mancinelli. Ne parlai con mia moglie che dopo lo scetticismo iniziale mi appoggiò nella scelta di frequentare tale corso basato sull’identificazione del periodo fertile in una coppia. La mia preoccupazione era che il corso fosse adatto alle nostre volontà di concepimento e non solo alle tecniche per evitare una gravidanza. Ma tale ingenuo dubbio fu ben presto fugato. Furono alcune lezioni serali di grande interesse ed alla tristezza delle procedure che fino ad allora avevamo seguito cominciò a farsi strada una sorta di maggior e miglior consapevolezza del nostro corpo affiancata da una buona dose di fiducia che sentivamo aleggiare nelle parole dei docenti. Alla medicalizzazione dell’unione si stava sempre più sostituendo una diversa sperimentazione della vita di coppia. Periodicamente tornavamo comunque a parlare di ciò che sarebbe successo dopo l’Epifania e sulle procedure mediche che avremmo dovuto seguire per portare a termine la Fecondazione Medicalmente Assistita programmata nel nuovo ospedale. Al termine delle poche lezioni settimanali presso il Consultorio Guzzetti concordammo con l’Ostetrica Carla Rossi un programma che ci consentisse di mettere in pratica quanto imparato a lezione, in particolare attraverso l’uso del metodo sintotermico. La prima tabella che compilammo non ebbe esito. Stavolta comunque la consapevolezza del ciclo biologico del nostro corpo unita ad una attenzione alle temperature non fu causa di tensioni di coppia e neanche di quel senso di smarrimento, artificiosità  e pesantezza d’animo che avevamo provato nei mesi precedenti nella corsia di ospedale. Provavo un senso di naturalezza non sperimentato prima. Riprendemmo carta e penna per iniziare la seconda tabella e i giorni al termine dell’Epifania erano sempre meno. Era l’ultimo tentativo prima di ritornare, non senza discussioni, ai metodi artificiali della Fecondazione Medicalmente Assistita. Ovviamente le rilevazioni avvenivano nei posti più diversi, compresa la mini vacanza dai miei genitori nei primi giorni dell’anno. Il nostro bambino è stato concepito, secondo le rilevazioni precise di mia moglie in prossimità dell’Epifania.