FRANCESCO, UN AMICO DEI GIORNALISTI

Conversazione con Vania De Luca, vaticanista di Rai News 24, presidente dell’ UCSI del Lazio.

1. Come vive un giornalista cattolico i giorni del conclave?
Il lavoro del giornalista cattolico non è molto diverso da altri giornalisti. Al di la delle convinzioni personali, lavoriamo comunque in una testata laica. Il punto fondamentale è quello di comunicare quello che sentiamo, certamente, ma con usi, modi e linguaggi che possono rendere il messaggio comprensibile a tutti, credenti e non. Questi giorni di conclave sono stati particolari e anche l’elezione di Francesco ha reso questo momento della Chiesa unico: dopo il gesto delle dimissioni di Benedetto, un gesto di grande profezia, ecco l’arrivo di un papa come Francesco. Da cattolica capisco e sono molto felice delle parole di Francesco che ha pronunciato ai giornalisti nell’Aula Nervi, quando ha detto che ringrazia in maniera particolare quei giornalisti che della chiesa non pongono l’accento solo sull’aspetto politico ma capiscono e raccontano la chiesa come realtà spirituale. In questo mi sono sentita molto rappresentata.  A colleghi laici avevo rimproverato la mancanza di sensibilità in materia di vatileaks e degli altri scandali che avevano colpito la chiesa. A volte per il nostro lavoro basta rivedere il filmato oppure vederlo in diretta e non è necessario essere presente fisicamente. Con Papa Francesco molti miei colleghi giornalisti, non credenti, vogliono andare a sentirlo.

2. Da molti vaticanisti il cardinal Bergoglio non era tra i papabili ma in 5 scrutini è stato eletto al soglio pontificio con grande sorpresa del mondo…
Giorni di grande lavoro e attesa … noi siamo stati in diretta dalle 15.30 alle 23.30…eravamo tutti molto stanchi ed emozionati. All’annuncio del cardinale Tauran, ho avuto un sussulto quando ho sentito che il collegio cardinalizio aveva scelto Bergoglio: una grandissima sorpresa. Noi ed altre testate avevamo considerato la sua figura tra i papabili (non il più quotato certamente). Molti colleghi che avevano preparato le schede sui papabili avevano tanti altri nomi, circa 15, ma non il suo.

3. Abbiamo un nuovo papa da pochissimi giorni e possiamo già dire che Francesco è un grande comunicatore…qual è stata la vostra reazione di giornalisti vaticanisti? 
È assolutamente un grande comunicatore. Per 8 anni ho seguito Ratzinger. Lui richiedeva una grande attività di mediazione giornalistica: il mio lavoro era spesso leggere i testi dei suoi discorsi: semplificarli e aggiungere i suoi audio. Papa Francesco se anche c’è un discorso scritto, va a braccio. Ha un modo molto immediato che mi fa dire che è davvero un piacere ascoltarlo per noi giornalisti e per il pubblico, per tutti però, non solo per i credenti. Questo papa andrà sicuramente raccontato in maniera diversa. E’ molto comprensivo (“avete lavorato tanto eh…” ci ha detto). Sembra “attraversato” dalle parole che dice.  Quando ci ha incontrato sabato nell’Aula Nervi, alla fine, ha voluto rivolgere il suo saluto e la sua benedizione anche ai giornalisti credenti ma non cattolici e anche ai giornalisti non credenti: a loro ha impartito la benedizione in silenzio, “rispettando la coscienza di ciascuno ma sapendo che ciasucno di voi è figlio di Dio.” …un grande gesto che ha toccato la sensibilità di molti miei colleghi. Questo papa ci darà anche dei problemi però… per la sua capacità di improvvisazione dovremo capire come tradurlo!

4. Uno dei temi più attuali e problematici della Chiesa di oggi è l’evangelizzazione. Nello scorso Ottobre si è tenuto in proposito un Sinodo. Qual è il rapporto tra evangelizzazione e comunicazione? Proprio ieri papa Francesco ha detto che la chiesa deve “camminare, edificare e confessare” Gesù Cristo, non altro. Leggendo queste parole nell’ambito della ‘vocazione’ del giornalista cattolico potremmo dire che si può evangelizzare comunicando, ma si può comunicare senza evangelizzare…
Questo è vero. Penso che il Vangelo sia una Parola Viva. Non è un testo scritto uguale in ogni epoca e dice le stesse cose.
E’ una Parola incarnata che chiede di farsi carne e farsi storia. La lettura del Vangelo e in generale della Bibbia richiedono uomini che dalla Parola si lascino forgiare. Questa Parola, papa Francesco la vuole portare in prima persona. Lui ha già detto che non è importante il papa, ma Gesù Cristo. Lui compie questa missione e chiede che venga seguito. Comunica, appunto, con l’evangelizzazione: si fa testimone, non è uno che racconta semplicemente una storia, una dottrina. E’ un uomo della Parola, Gesuita, vicino alle persone di ogni condizione, specialmente ai poveri… questo già da quando era prete e poi arcivescovo a Buoenos Aires.

5. Prima di dare la benedizione Francesco ha chiesto la preghiera del popolo, si è detto soprattutto vescovo di Roma piuttosto che papa e molti anche per questo lo vedono come un riformatore… Viene in mente il Beato Rosmini con le sue Cinque Piaghe, opera frutto del suo amore per una Chiesa che voleva sempre più autentica, umile e povera… le prenderà in mano secondo lei?
Questo lo vedremo ma certamente sarà un papa di grande fermezza. Mi aspetto parole molto forti, di denucia su temi etici e sul tema della povertà. Papa Francesco porta un messaggio di speranza e di semplicità che ha dietro una sapienza e carità vissuta molto intensa. Tutto questo rende la sua figura unica. Mi ha impressionato infatti vedere la folla al primo Angelus. Mi ha ricordato la folla della beatificazione di Giovanni Paolo II: credo due occasioni uniche di vedere piazza san Pietro, via della conciliazione e le vie limitrofe così colme di persone. Un tassita di Roma, prendendo il taxi in questi giorni e sapendo che sono giornalista mi ha detto di dire al papa che “i tassisti sono con lui, Francesco è una voce di speranza”. Ci stupirà!