“AMBIENTE, BENE COMUNE?” UNA CONVERSAZIONE A 360°

Una conversazione davvero riuscita quella di Mercoledì sera al Cinema Palestrina con Luigi Andreoli, don Alberto Vitali e Paolo Pileri.
Non un convegno ma un dialogo a 360° molto chiaro, netto e con provocazioni importanti per chi c’era ma soprattutto per chi non c’era, perché il tema ambientale deve interessare tutti, nessuno escluso, come hanno ricordato tutti gli intervenuti.

Il presidente dell’Associazione Amici di “Dai Nostri Quartieri” Luigi Andreoli ha introdotto la serata con alcune slide storico-tecniche sulla questione ambientale e con frasi del magistero della Chiesa sulla cura del creato e ha raccontato l’esperienza personale “burocraticamente complessa ma felice” di adottare le aree verdi sotto casa. E’ stato interessante che ci abbia ricordato che la questione ambientale non è altro dalla fede, ma anzi, citando una frase di Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace 1990, “i cristiani avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del creatore sono parte della loro fede”.

Don Alberto Vitali, responsabile della pastorale dei migranti della Diocesi di Milano, ci ha indicato tre criteri di lettura della Laudato si’:

  1. Considerare chi l’ha scritta. L’ha scritta il papa che ha scelto Francesco d’Assisi come suo ispiratore e a Francesco interessavano, soprattutto, i poveri. E’ stato solidarizzando con i poveri che è diventato attento alla natura. Gli effetti dell’applicazione della tecnoscienza (§ 107) sono solo un’espressione del riduzionismo e della degenerazione dei rapporti umani. Per questo il papa ci esorta a un’ecologia integrale, ossia a non vivere i diversi ambiti della vita separati.
  2. Questa lettera è indirizzata a tutti , non solo ai credenti. Infatti la vera novità dell’enciclica non consiste forse nel tema, ma nel linguaggio usato, un linguaggio non da iniziati e che chiede a tutti di impegnarsi.
  3. Il papa segue uno schema “vedere-giudicare-agire”. Dopo una lettura della situazione attuale, viene il giudizio sulla responsabilità dell’uomo nei confronti del creato. Egli è posto nel creato non per dominarlo, ma per custodirlo e prendersene cura.

Le migrazioni sono forse il segno più evidente dello squilibrio globale: i migranti oggi scappano dai conflitti, ma soprattutto da condizioni di vita diventate impossibili. Dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo economico.

La denuncia dell’economia come sola ricerca di profitto è stata ripresa anche da Paolo Pileri, docente di pianificazione ambientale e territoriale al Politecnico e autore del libro “Che cosa c’è sotto”.
Pileri ha, innanzitutto, affermato che il suolo è la risorsa delle risorse: senza suolo noi non mangeremmo e purtroppo l’Italia cementifica 70 ettari di suolo al giorno. Pileri ha elogiato l’enciclica per la sua chiarezza e perché il tema della consapevolezza in essa è molto forte. La politica, infatti, ha delle responsabilità enormi ma il problema è che le persone dovrebbero chiedere di più ai propri rappresentanti. Bisogna, infatti, assumersi delle responsabilità in prima persona, cambiando radicalmente la mentalità .