EUROPA, LA TOIA SCRIVE UNA RIFLESSIONE PER DAI NOSTRI QUARTIERI

Pubblichiamo volentieri una riflessione dell’europarlamentare Patrizia Toia che ha scritto per il nostro giornale online.

 

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L’importanza che l’Unione Europea ha avuto nei  suoi 50 anni di storia non è’ stata   sufficientemente apprezzata da parte dei cittadini. I dati purtroppo non lasciano scampo. In un sondaggio effettuato un mese fa dall’Eurobarometro, la fiducia degli italiani nei confronti del Parlamento europeo si attesta al 36%, segnando un meno 5% rispetto alla precedente indagine. Ancor più sconfortante, alla vigilia di queste elezioni, è il dato relativo all’astensione prevista per le imminenti elezioni, che attualmente viaggia attorno al 40%. Se confrontiamo questi dati con quelli del 1979 si  può  osservare che alle prime elezioni europee della storia, quando il  Parlamento di Strasburgo era  un’assemblea poco più che simbolica, non esisteva l’euro e per attraversare le frontiere bisognava avere il passaporto, i votanti erano il 63%. Nel 2014 l’entusiasmo è sceso al di sotto del 50%, nonostante il Parlamento europeo conti più di quanto non si creda.

L’Europa, vissuta spesso come troppo lontana, è quella che in realtà produce circa il 70% delle leggi che poi, con il recepimento da parte dello Stato membro, diventano legislazione nazionale.
Il problema di fondo è l’inconsapevolezza di molta parte del paese (cittadini semplici  e anche  classe dirigente) dell’importanza che avrà il voto il 25 maggio. Interessi dei consumatori, sicurezza dei cittadini, diritti dei lavoratori, certificazione della qualità del cibo e protezione dell’ambiente sono solo alcuni settori per i quali le decisioni del Parlamento Europeo hanno efficacia diretta sulla nostra vita.

E’ proprio per queste ragioni che i cittadini  hanno il diritto e il dovere di farsi sentire. I meriti dell’Unione europea sono tanti e indiscutibili, nonostante vengano spesso oscurati dai media. L’esempio lampante è la polemica sull’euro. La verità è che la creazione di una moneta unica nell’eurozona, senza una sovranità politica, ha lasciato  “ingovernato ” l’euro. E l’ha esposto a forti speculazioni. Così come la creazione di un mercato unico tra economie molto diverse, senza una armonizzazione fiscale e di regole del lavoro, ha esposto a ulteriore debolezza i Paesi dell’Unione più colpiti dalla crisi.

Con la ratifica del Trattato di Lisbona sono stati messi in campo gli strumenti giuridici necessari per far fronte alle sfide più urgenti quali crisi economica, occupazione e crescita. Sono stati attribuiti al Parlamento maggiori poteri sul processo decisionale dell’Ue su diverse materie, in passato di esclusiva competenza del Consiglio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nella legislatura appena conclusa il Parlamento europeo ha approvato le riduzioni delle tariffe dei telefoni cellulari e degli sms tra i Paesi membri; ha appoggiato il movimento del software libero contro le multinazionali  dell’informatica; ha  ridotto l’uso dei pesticidi in agricoltura; ha approvato la direttiva appalti per assicurare maggiore trasparenza e contrastare la burocrazia, fondamentale per le PMI,e una direttiva sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica e sulla riduzione dei gas serra, oltre a diverse altre in materia di lavoro e occupazione.


E poi c’è il programma “Horizon 2020” con cui l’Europa ha voluto investire 80 milioni di euro sulla ricerca di base applicata allo sviluppo di nuovi prodotti tecnologici. E il progetto che tutela l’origine dei prodotti, il cosiddetto “Made in”, un valido supporto alla nostra manifattura di qualità. E la misura “Garanzia giovani” che rientra nel programma Europa 2020 e coinvolgerà più di 900mila giovani italiani che avranno l’occasione di entrare nel mondo del lavoro attraverso tirocinio e apprendistato.
La sfida dei prossimi 5 anni per gli europarlamentari sarà quella di incentivare le istituzioni, a tutti i livelli, a ricoprire un ruolo più attivo nella fase di programmazione dei fondi europei, sfruttando le ingenti risorse messe a disposizione da Bruxelles.

La vera novità di queste europee riguarda l’elezione del nuovo presidente della Commissione. Con il voto si esprimerà un indirizzo chiaro alle politiche che l’Ue dovrà attuare. Questo anche grazie al fatto che, per la prima volta, votando un partito si darà anche l’indicazione del candidato alla presidenza della Commissione che quella forza politica, insieme alle sue omologhe degli altri Stati, ha designato.

Sono certa che dopo queste elezioni le politiche di rigore e di austerità cederanno il passo allo sviluppo e alla crescita economica, forte anche del fatto che il primo semestre della nuova legislatura ci vedrà protagonisti.
Da Luglio a Dicembre prossimi l’Italia avrà l’onere e l’onore di rappresentare tutto il Consiglio dell’Ue assumendone la presidenza.

E’ un’occasione, che il nostro Paese non può permettersi di sprecare per cercare di negoziare la flessibilità dei vincoli di bilancio e scorporare gli investimenti dal calcolo del Patto di Stabilità. Allo stesso modo sarà un importante passaggio per far sentire la nostra voce sul tema dell’immigrazione. Se vogliamo cambiare l’Europa non serve strillare e battere i pugni sul tavolo, ma porre con autorevolezza le nostre richieste, sapendo che l’Europa siamo noi.