FELTRE, UN QUARTIERE DAL VOLTO UMANO

DI GIORGIO PAOLUCCI

È in periferia ma ben collegato al centro della città. Campi gioco per bambini, aree attrezzate per il fitness. Le case disposte a coronare gli ampi spazi verdi, i negozi e la chiesa al centro. Scuola materna ed elementare nel cuore del quartiere, scuola media vicinissima. Sono molti gli aspetti urbanistici ed architettonici che fanno del quartiere Feltre una zona ambita e gettonata di Milano, pur essendo costruita secondo i canoni dell’edilizia popolare. Ma l’elemento più importante è il clima umano e sociale che si respira, quel clima da “paese in città” che concorre ad aumentare il tasso di vivibilità. Delle sue origini, del suo “vissuto” popolare, di alcune figure che lo hanno caratterizzato – tra cui il primo, indimenticato parroco don Luigi Borotti, al quale non a caso è stata intitolata poco dopo la morte la piazza su cui si affaccia la chiesa, e don Mario Garavaglia, che gli è succeduto e per 23 anni è stato punto di riferimento vitale della comunità cristiana- si è parlato nel corso di un affollatissimo incontro promosso dal Circolo Feltre Milano e dalla parrocchia di Sant’Ignazio.

Punto di partenza è stato l’intervento di Ferdinando Scala, autore del libro “Cimiano, Feltre, Rombon e Lambrate. Un territorio di santi, imprenditori ed eroi”, presentato con l’ausilio della proiezione di immagini storiche molto suggestive, in parte pubblicate nel volume e in parte fornite da Carlo Leoni, storico fotografo del quartiere.

Le origini del quartiere, la sua evoluzione, il ruolo fondamentale svolto negli anni dalla vivace comunità cristiana, unitamente ad alcuni spunti di vita vissuta hanno scandito gli interventi di alcuni “pionieri” venuti ad abitare all’inizio degli anni Sessanta, quando l’Ina Casa consegnava le prime abitazioni, come Gianluca Lapini e Pino Antonietti, mentre Gianni Barbarossa ha presentato alcuni aspetti di una tesi di laurea in architettura discussa al Politecnico di Milano da cui emergono le valutazioni positive assegnate dagli abitanti, tanto che alcuni arrivano a definire Feltre “un quartiere che non lascerei mai”. Anche Paola Casciaro, una giovane mamma, ha messo in luce l’esistenza di una trama di rapporti umani vissuti all’insegna dell’amicizia e dell’aiuto reciproco, in un’epoca in cui la solitudine e l’indifferenza rischiano di prendere il sopravvento. In questo senso la nascita del Circolo Feltre Milano, che ha promosso la serata, testimonia il desiderio di un nuovo protagonismo culturale e sociale che sta portando un segnale di novità.