Sui migranti. La testimonianza a Santo Spirito alla “Festa della Gente”

Come da tradizione, all’interno della Festa della Gente Festa delle Genti della parrocchia Santo Spirito, che si è svolta dal 19 al 27 settembre 2015, non è mancato ad un incontro di contenuto, che quest’anno ha riguardato il tema dell’immigrazione. Giovedì 24 Settembre sono stati invitati come relatori Luca Bettinelli dell’Area Stranieri di Caritas ambrosiana e Eyas Alshayeh della Coop. Farsi Prossimo che, in convenzione con la Prefettura e il Comune, sono tra le principali realtà impegnate ad accogliere i profughi a Milano.

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Luca Bettinelli ha introdotto l’argomento, ricordando che in Italia ci sono circa 5 milioni di migranti, il 90% dei quali è in possesso di permesso di soggiorno stabile. I profughi sono solo una piccola parte di essi, anche se da qualche tempo tutta l’attenzione mediatica è incentrata su di loro, dimenticandosi degli altri e dei loro problemi. Il fenomeno migratorio è infatti molto complesso e richiede interventi diversi. Un conto sono i cosiddetti migranti economici che vengono alla ricerca di migliori condizioni di vita, un conto sono i profughi che fuggono da una guerra o comunque da situazioni che mettono a rischio la propria vita. Per i primi sarebbe necessario ripensare le leggi che governano il fenomeno migratorio a partire dalle modalità di regolarizzazione dei lavoratori che – contravvenendo all’esperienza di noi tutti che siamo stati assunti dopo che il nostro datore di lavoro ci ha fatto un colloquio e conosciuti – avviene con i decreti flussi che prevedono l’assunzione di persone mai viste che vengono direttamente dal loro paese d’origine.

Per i secondi, ossia i profughi, i dati dell’UNHCR sul 2014 ci dicono che l’Italia, diversamente da quanto viene sbandierato, non sta subendo un’invasione e non è l’unico paese in Europa e nel mondo a dover fronteggiare la questione. Nel mondo i principali paesi d’asilo sono: Turchia (1,6 milioni di rifugiati), Pakistan (1,5 mln) e Libano (1,1 mln). In Europa, l’Italia-  dove sono state presentate 64.625 domande di protezione internazionale, con un’incidenza sulla popolazione totale pari allo 0,1% – è il terzo paese per numero di rifugiati dopo Germania (202.815 domande, incidenza del 2,5%) e Svezia dove le domande sono 81.325 con un’incidenza pari all’8,5%).

Un altro dato interessante riguarda i paesi d’origine dei profughi: se si guarda la mappa delle recenti rotte migratorie ci si accorge che in realtà i siriani si avvalgono oggi soprattutto di quella dei Balcani, che inizia dalla frontiera marittima tra Turchia e Grecia e porta rifugiati e migranti lungo Macedonia e Serbia fino in Ungheria, mentre nella rotta del Mediterraneo, quella che preme sull’Italia, le nazionalità più numerose di richiedenti asilo sono quelle eritrea, nigeriana e in generale dei paesi dell’Africa sub-sahariana. Quindi, chi dovesse rispondere positivamente all’appello di accogliere i rifugiati a Milano, avrebbe più probabilità di ospitare queste ultime nazionalità.

Nella seconda parte dell’incontro, Eyas, che è mediatore culturale e lavora a casa Suraya, una struttura della Cooperativa Farsi Prossimo, promossa da Caritas Ambrosiana, che da un anno e mezzo accoglie nuclei familiari di profughi di guerra, ci ha parlato delle persone incontrate. Nella maggioranza dei casi si tratta di famiglie che, dopo essere approdate nel Sud Italia, transitano da Milano e hanno come obiettivo finale quello di raggiungere il Nord Europa. Infatti, delle 62 mila persone transitate lo scorso anno a Milano solo 270 si sono fermate e 13.000 circa di queste sono passate per casa Suraya, dove si registra un turn-over molto elevato. Qui le persone sono state accolte, rifocillate e rivestite. Si è data loro la possibilità di “prendere fiato”, di riacquistare dignità. Gli operatori della casa sono state le prime persone a non chiedere loro niente in cambio, dopo i numerosi passeur e sfruttatori affrontati. Dopo viaggi molto faticosi, pericolosi, con episodi strazianti, i profughi hanno potuto raccontare la propria storia, il percorso fatto, le aspettative per il futuro. Hanno potuto fare una doccia e mettere finalmente vestiti e scarpe decorose dopo 20/30 giorni di odissea. Tra le persone ospitate, ci sono stati anche i genitori e i fratelli della bambina diabetica morta durante la traversata perché gli scafisti avevano buttato in mare lo zainetto contenente l’insulina. In generale si è trattato di persone istruite, molto composte e imbarazzate nel chiedere e ottenere aiuto.

Infine, Eyas ha concluso con una nota positiva sulla nostra città. Milano è infatti la porta per l’Europa: da qui parte il maggior numero di treni per l’estero e quindi è qui che vengono i profughi da tutte le parti d’Italia per raggiungere il Nord. Ebbene, nonostante il numero elevato di migranti in passaggio, se in Italia e, in particolare a Milano, non si sono verificati i tragici episodi di chiusura e di violenza che si sono visti in Ungheria, è perché qui l’accoglienza è stata gestita. Milano in questo anno e mezzo ha avuto il cuore in mano, ha offerto ai profughi la possibilità che il passaggio potesse essere anche un’occasione di riposo e ristoro. Eyas ci ha testimoniato che la generosità continua anche in questi giorni e a Casa Suraya dove arrivano vestiti, articoli di igiene personale e pannolini per i bambini, offerti dai cittadini.